Caiarossa non è stata costruita in un territorio blasonato, sicuramente è vocato, ma non è una meta conosciuta dai turisti. A Caiarossa bisogna andarci, motivati dalla qualità dei vini o dalla bellezza architettonica della cantina, nata dalle mani dell’architetto Isabella Monteforte e realizzata con il concetto dell’architettura geo-biologica e dalla disciplina orientale del Feng Shui.
E subito si percepisce che c’è qualcosa di diverso, l’accesso alla cantina è dall’alto mentre l’impatto cromatico è evidente: il colore, giallo intenso, elargisce grande luminosità. La struttura è funzionale, suddivisa in 4 livelli, con grandi vetrate che favoriscono il filtrare della luce. Dall’alto arrivano le uve che, una volta diraspate, discendono al piano sottostante in serbatoi di cemento e tini di legno.
Nei due piani sottostanti la barricaia per la stagionatura dei vini rossi. Il tutto armonico, funzionale, di grande impatto.
Prima della degustazione una passeggiata all’esterno per ammirare i vigneti e sentire il racconto del lavoro in vigna con il concetto della biodinamica. Infine il racconto della famiglia Albada Jelgersma già proprietaria dei due tenute in Margaux, Francia: Château Giscours e Château du Tertre.
Infine la degustazione in una accogliente sala con affaccio sui vigneti. Tutto perfetto, inclusi l’empatia, la simpatia e la capacità relazionale dei collaboratori. Noi abbiamo conosciuto Roberta Palma, che ci ha accompagnati, ci ha relazionato sull’azienda e ci ha fatto vivere l’emozione della degustazione.